
E quando
scenderà
dei rischi che verranno
la paura,
stringiTi in noi
e stringi noi in Te;
facci realtà santa,
realtà paziente,
realtà sicura;
e fa' che noi
si sia
pietra di carità
che oltre morte
dura.
E' di testimoni credibili che ha bisogno la fede cristiana. A partire da quella mattina del primo giorno della settimana in cui alcune donne trovarono vuota la tomba in cui era stato posto Gesù di Nazaret, il loro Maestro e Signore, condannato alla morte infamante della croce, l'annuncio cristiano si è fondato e diffuso sulla credibilità di semplici uomini e donne, capaci di incarnare nella propria esistenza la convinzione che la vita è più forte della morte, che l'amore vince l'odio.
Questo bisogno di persone credibili non è tuttavia limitato dalla fede cristiana: più in profondità ancora, è il bisogno proprio di ogni essere umano e dell'umanità nel suo insieme.
Per credere, per aver fiducia nell'altro, per confidare nei nostri simili,abbiamo bisogno di conoscere da vicino, quasi toccare con mano, uomini e donne come noi, come noi abitati da limiti e difetti, come noi segnati dalla debolezza e dalla paura, come noi provati dalle sofferenze e tentati dalla disillusione, eppure capaci, nonostante tutto e sovente contro ogni evidenza, di mostrare la grandezza dell'essere umano; non "nonostante" la sua miseria, ma attraverso di essa "grazie" alla sua piccolezza.
Nella rinata bellezza del mondo
ogni giorno mi levo e mi consumo:
creatura momentanea di durata infinita,
tesso per il Creatore la veste della vita.
Un fuggevole sguardo al passato.
Mi capita, a volte, di pensare ai giorni in cui la gioventù mi metteva le ali ai piedi e mi sembra che, allora, la vita fosse più leggera. E' come se guardassi un film in cui la protagonista sono io. Rimpianti? No. Penso che tutto fosse già "disegnato" "voluto", ma mi piace ripensare ai eventi che hanno, magari, modificato il mio modo di vivere, come gli elettrodomestici.
Il 1955 ha segnato una svolta per la mia famiglia: l'arrivo della televisione e poi del frigorifero.
Con salti di felicità abbiamo salutato il televisore che ci faceva tanta compagnia a noi ragazzi, ma faceva addormentare, con il capo reclinato e le braccia sul tavolo, la mia mamma che lavorava in fabbrica, alla Siemens.
Avevamo, per tenere i cibi in fresco, si fa per dire, la ghiacciaia. Il mattino presto, passava "l'uomo del ghiaccio" che con 20 lire ci vendeva un pezzo di ghiaccio che durava anche due giorni. (Dovevamo stare attenti a togliere l'acqua che finiva in un cassetto apposito, prima che lo stesso si riempisse troppo e l'acqua se ne andasse in giro per la cucina).Poi, la mamma portò a casa un buono che ci dava il diritto di comperare un frigorifero.
Era bellissimo, bianco e con tanti ripiani da riempire e soprattutto non perdeva l'acqua!
Doveva arrivare il 1964, l'anno in cui mi sono sposata, per vedere da vicino la meravigliosa macchina che si chiama lavatrice. Me l'ha regalata una delle mie cognate e, all'inizio, non ne ero particolrmente entusiasta. Pensavo: "i panni come li lavo io ,lei certamente non lo fa" E mi sbagliavo. Eccome! Libro delle istruzioni alla mano, ho lavato le prime lenzuola e, miracolo, non avevo il mal di schiena!
Giorno dopo giorno, anzi, figlio dopo figlio (Enrico nasceva che Ada compiva tre anni e Valeria era già vivacissima!) è diventata un'amica preziosissima, anzi insostituibile! Quanto tempo guadagnato: allora intanto che lei lavora, potevo persino leggere qualche pagina di un libro senza dover aspettare la notte quando i tre frugoli dormivano. Capite che libertà?
Oggi elettrodomestici che mi aiutano a fare meno fatica ce ne sono tanti: Lo scorso Natale è arrivato anche il computer che, eccolo qua, che mi permette di stare in contatto col mondo!
Dunque: nostalgia di un tempo lontano? Per certi versi proprio no!
Cristo, Figlio del Dio vivente,
oggi Ti voglio pregare,
particolarmente per il papa.
Per colui che hai chiamato,
nella successione apostolica,
a essere il nuovo Pietro;
colui che anche a noi,
uomini della tecnica e della globalizzazione,
ricorda che solo Tu solo sei il Salvatore dell'uomo.
Ti ringrazio per la forza della roccia
e il coraggio indomito dell'innamorato
che gli dai
per indicare a me e a tutti che adorarTi,
amarTi, chiederTi perdono
non è debolezza, ma virtù,
non è umiliarsi ma realizzarsi pienamente.
Grazie Gesù per il papa e per la Chiesa
che hai voluto donarci.
Aiutaci a non criticarla ma ad amarla,
perchè è nostra madre, e l'hai donata a noi
perchè ci sia di guida sicura
per incontrarTi nel tempo
e restare, sempre, con Te
nella beata eternità.
Amen
- Succede, Miriam, di restare incinta senza accorgesene. Noi donne d'Israele siamo fertili più della nostra terra. Abbiamo sulla pelle il polline dei fiori. Quando mi trovai gravida di te, non ci pensavo più. Ero già in là negli anni. Fu un giorno di vento, quello del sud, secco e violento, il Kadìm, che sale dal deserto e costringe a stare chiusi in casa. Così tuo padre non andò al lavoro e si accostò a me in pieno giorno. Era la prima volta che ci abbracciavamo senza il buio. Non te l'ho raccontato? E' così che è cominciata la tua vita dentro di me. Fuori soffiava il Kadìm e la stanza era piena di luce.
Noi donne d'Israele siamo così, o sforniamo figli a cucciolate o ci toccano gravidanze rare e avventurose. La tua è la più speciale. Non ti viene in mente qualche particolare dell'incontro?
Quelle mani febbrili,
liquide mani d'aria terra e fuoco
per giorni come secoli, impazienti
ordirono il tessuto della vita.
Mossero luminose negli spazi
polvere d'astri,
discesero guizzando come pinne
nei fondali marini,
frugarono in silenzio
tra contorte radici
finchè squittì, nascosta tra le foglie,
la maschera volubile dell'uomo,
sputando semi, ridendo
distratta e irrequieta nella luce
che improvvisa soffiò nella radura.
Ora nel gran silenzio delle notti
la natura germoglia,
rompe la vita i chiusi involucri, il fango
si esprime nel notturno profumo di una viola,
delira nella gola
di un piccolo usignolo.
E un punto luminoso negli spazi
catapultato da remote spiagge
naviga come lucciola
lungo siepi di stelle,
cerca tra foglie d'aria
quelle mani febbrili che lo cercano
tra una polvere d'astri,
nei fondali marini degli spazi,
tra le contorte radici
di un albero che ancora intatti serba
come frutti maturi i suoi segreti.
Come attraverso le foglie degli alberi il vento
attraverso il silenzio la parola.
Tu ne risvegli il suono
e non sai donde venga e dove va.
Ma per un attimo nel suo esile soffio
si svela il mistero del mondo.
Furtivo come un ladro Nicodemo
ritrova il grembo materno.
Dalla notte rinasce a nuova luce.
Come atttraverso le messi mature il vento
attraverso l'eterno la parola.
Marezza il grano, la vite, l'olivo
e col suo tuono scuote il bosco sacro dell'uomo.
Soffia sulle colline irte di forche e di croci
e fatta grido incalza le folle sgomente,
braccia levate in alto come rami,
foreste che camminano nel tempo.
E liberate le scaglia estuanti nel mare
d'un abbagliante livido azzurro futuro.
Non parole banali,per la vittoria splendida
da Dio donata al Tuo corpo gravido di terra,
vorrei dirTi, o mia sorella in umanità,
o madre e vergine Maria.
Nè fiori bianchi, riflesso della Tua purezza,
io voglio offrirTi
ma solo una piccola ginestra
spuntata tra le fenditure della roccia del mio cuore,
una ginestra umile,
sommessa testimone del mio amore.
Accettala ugualmente, o Madre.
E' nostalgia di un immenso amore che io,
polvere dal sospiro d'immortalità,
sento pulsarmi teneramente dentro.
O dal fango del mondo Immacolata,
o Assunta nel Cielo
accoglimi o Maria.
tendendomi la mano,
perchè sicura per me
diventi la vittoria del Tuo Cristo,
per l'eternità.
Amen.
O Signore Gesù,
quanto numerosi sono oggi
gli esclusi dal banchetto del pane quotidiano:
milioni di uomini, donne,
vecchi, giovani, bambini
cui manca letteralmente tutto.
E non perchè manchi il cibo,
ma la giusta distribuzione.
La Tua provvidenza non si è impoverita,
ma è mal distribuita dall'egoismo di pochi.
La Tua Chiesa, come già gli apostoli,
si fa portavoce di queste ingiustizie,
si fa voce dei poveri
spesso inascoltata.
Ma c'è anche una fame più grande e più diffusa:
quella di Te anche se non sempre
sappiamo farci interpreti e mediatori.
Perdonaci, Signore.
Perdonaci e aiutaci,
come Tuoi umili servi innamorati,
a saper dare a tutti anche il pane della verità
e dell'amore,
il pane del cielo che sei Tu,
verità, vita e amore per ogni cuore d'uomo.
Amen.
GUARDA IL MONDO CON IL CUORE E CONOSCERAI DIO
La vita è un viaggio. Si arriva passo dopo passo. E se ogni passo è meraviglioso, se ogni passo è magico, lo sarà anche la vita. Non sarete mai di quelli che arrivano in punto di morte senza aver vissuto. Non lasciatevi sfuggir nulla.
Non guardate al di sopra delle spalle degli altri. Guardateli negli occhi.
Non parlate "ai" vostri figli. Prendete i loro visi tra le mani e parlate "con" loro.
Non abbracciate un corpo, abbracciate una persona.
E fatelo ora.
Sensazioni, impulsi, desideri, emozioni, idee, incontri, non buttate via niente. Un giorno scoprirete quanto erano grandi e insostituibili.
Ogni giorno imparate qualcosa di nuovo su voi stessi e sugli altri.
Ogni giorno cercate di essere consapevoli delle cose bellissime che ci sono nel mondo. E non lasciate che vi convincano del contrario.
Guardate i fiori. Guardate gli uccellini. Sentite la brezza. Mangiate bene e apprezzatelo. E condividete tutto con tutti.
Uno dei complimenti più grandi è dire a qualcuno: "Guarda quel tramonto".
Questa mattina, dopo la Santa Messa, sono andata in Cimitero, qui a Novara, a trovare Valeria e Luca.
Luca è sepolto nel "Campo dei bambini", e qui, sono stata spettatrice di un fatto insolito.
Una signora, che dimostrava un'ottantina d'anni, accompagnata dalla figlia, portava dei fiori alla nipotina.
Erano fiori di plastica, ma non aveva il vaso per infilarceli.
Senza pensarci due volte, s'è catapultata sulla tomba vicina, ha tolto i fiori da un vaso di metallo, gettandoli via, usandolo poi per metterci i suoi, posizionandolo sulla tomba della nipotina.
La figlia la rimproverava, ma lei faceva spallucce.
Io non ho potuto non intervenire, dicendole, con garbo, che era stato un atto disdicevole e che ci voleva rispetto anche per i defunti che non conosciamo.
Lei, invitandomi a pensare ai fatti miei, mi informava che anche lei era stata derubata del vaso e che quindi si riteneva autorizzata a comportarsi in quel modo.
La maleducazione, la prepotenza e la mancanza di rispetto, non hanno età!
Accendi tutte le luci,
prepara tutte le fiaccole,
illumina la casa
della tua anima.
E' notte, ma l'alba
è certa, vicina.
Potrebbe giungere
il tuo Signore
e chiamarti con una voce
che hai ascoltato fin da bambina.
Non si spenga
la tua lucerna,
alimentata con la lunga
pazienza del soffrire.
La luce della fede non si spenga mai nel nostro cuore.
Dovrei disfare il tetto e poi le mura
discendere a trovar le fondamenta
e poi ricostruire - un'alta torre;
dovrei ascoltare il tempo che trapassa,
non disperare se il presentimento
della Tua volontà si serba ignoto.
Per una sola cosa che io conosco;
Tu sei l'attesa - attendere, dovrei,
per arrivare a Te sino a toccarTi.
Mi affascina sempre l'emotività, l'entusiasmo,
la spontaneità di Pietro.
Forse perchè lo sento simile a me,
alla mia piccola fede continuamente
in bilico tra venire da Te, Signore Gesù,
e l'affondare nell'attaccamento alle cose terrene;
tra l'amarti e il non amarti,
tra il dirti che per Te sono pronto a dare la vita
e il tirarmi indietro, pavidamente.
Gesù, Signore,
tante volte anch'io Ti ho chiesto
di poter camminare sopra le acque
dell'orgoglio, della sensualità,
della superbia, della maldicenza,
dell'invidia, del rancore.
E ho tentato.
Ma poi, ai primi passi, sono affondato
perchè ho cominciato a confidare nelle mie forze,
piuttosto che nella Tua grazia.
Grazie, o Signore,
per aver permesso che io fallissi,
che sbagliassi,
che naufragassero le mie orgogliose sicurezze.
Con amore sincero e umiltà vera
Ti chiedo di mettermi solo alla Tua sequela.
Resta sempre con me,
perchè possa ricevere il Tuo perdono,
il Tuo amore,
la Tua salvezza.
Amen.
Per un Iddio che rida come un bimbo,
Tanti gridi di passeri,
Tante danze nei rami,
Un'anima si fa senza più peso,
I prati hanno una tale tenerezza,
Tale pudore negli occhi rivive,
Le mani come foglie
S'incantano nell'aria...
Chi teme più, chi giudica?
La comunione con Te, pane del cielo,
mio Dio e mio tutto.
è bella, dolce, sempre desiderabile,
anche se spesso la superficialità,
la fretta
o il cuore inquieto
mi distolgono dal prendere coscienza
del Tuo dono,
dal dirTi grazie e
dal restare in colloquio di amore co Te.
Lo faccio oggi Gesù Eucarestia,
per tutte le comunioni non fatte con amore!
Ma questo amore, questa comunione con Te
sarà possibile e profonda solo se avrò,
come Te,
un cuore capace di compassione,
ricordandomi che non basta un po' di intimismo
per renderTi gradita la mia comunione.
O Gesù, ancora una volta rompi
i miei schemi devozionali.
Te ne sono grato, anche se ciò mi costerà fatica.
Ti prego allora:
fa' che ogni incontro con Te
suggelli un servizio d'amore per chi soffre,
e ogni servizio d'amore mi avvicini ancora di più a Te,
rendendomi capace di cogliere
sul volto di chi soffre
il candore del Pane consacrato
e nell'Ostia, che viene in me,
il volto dei fratelli.
Amen.